Applicazioni del freddo con il calcolo automatico

NICOLA TARASCHI

docente, libero professionista - Saronno

 

1. INTRODUZIONE

Il problema centrale della refrigerazione dei prodotti alimentari e’ quello di determinare il carico termico del prodotto ovvero la potenza frigorifera necessaria per raggiungere nel prodotto la temperatura richiesta ed il tempo necessario. Nell’ambiente nel quale e’ collocato il prodotto, tipicamente il magazzino frigorifero, il carico frigorifero derivante dal raffreddamento della derrata viene a sommarsi a tutti quelli derivanti, ad esempio, dalle dispersioni di calore, dal calore prodotto dalle macchine elettriche e cosi’ via. Con il metodo degli elementi finiti e’ possibile studiare l’andamento delle temperature in forme geometriche elementari (la sfera, il cilindro indefinito, la piastra indefinita), con un’ analisi semplicemente monodimensionale. Nondimeno con lo stesso metodo sarebbe possibile analizzare figure geometriche piu’ complesse in regime bidimensionale o tridimensionale. D’altra parte le condizioni reali del prodotto da refrigerare sono ben lontane da quelle del calcolo matematico. Espressioni di calcolo piu’ o meno empiriche reperibili in letteratura hanno un campo di azione ristretto. La nozione di tempo di mezzo raffreddamento mette a disposizione un dato troppo limitato per un’ indagine corretta. Nel caso di corpi conduttivi (numero di BIOT inferiore a 0,1) , la legge di raffreddamento e’ legata alla costante di tempo del corpo t :

t = M c / (hc A)

Rilevata pertanto la curva temperatura-tempo e’ pertanto possibile ricavare, noti che siano la massa M ed il calore specifico c, il prodotto fra il coefficiente di convezione hc e la superficie esterna A. La "conoscenza termica " del prodotto e’ quindi completa. Purtroppo i prodotti alimentari non possono essere considerati conduttivi in quanto hanno una conduttivita’ l variabile fra 0,2 e 1,2 W/(m K). In queste condizioni si verificano dei gradienti termici all’interno del corpo che differenziano le temperature interne e superficiale. L’analisi del raffreddamento [1], in un ambiente a temperatura costante, di corpi conduttivi e non conduttivi porta alle seguenti conclusioni:

 

Figura 1:il modello termico che sostituisce la massa diffusa della derrata

2-IL MODELLO TERMICO

L’analisi termica che vogliamo proporre e’ quella che sostituisce la massa diffusa della derrata con due masse concentrate Ms ed M0, connesse da una conduttanza totale C. La massa Ms ha la temperatura superficiale ts, mentre la massa M0 ha la temperatura del centro termico to. Considerando anche il calore specifico c del prodotto, le masse Ms ed M0 hanno capacita’ termiche complessive rispettivamente Ms c ed M0 c. Le equazioni di equilibrio termico, in regime termico evidentemente variabile, delle due masse sono:

Ms c D ts/D t + hC Ap (ts-ta) +C (ts-to) =0 (1)

M0 c D to/D t - C (ts-to) =0 (2)

Inoltre e’:

Ms + M0 = Mtot (3)

dove:

In queste equazioni 4 sono le grandezze incognite: le masse Ms, M0 , la conduttanza C, il prodotto hC Ap (si suppone noto il calore specifico del prodotto). Il rilievo sperimentale ad intervalli di tempo D t della temperatura superficiale e del centro termico del prodotto in un arco temporale consente di determinare i termini:

S 1 = sommatoria dei termini D ts/D t

S 2 = sommatoria dei termini D t0/D t

S 3 = sommatoria dei termini ts-to

S 4 = sommatoria dei termini ts-ta

Per quanto riguarda il termine (hc Ap ) si fa notare che si puo’ uguagliare il calore disperso dal corpo per convezione con il calore sensibile perso dalla massa del corpo:

q = hc Ap S (ts-ta) D t = Mtot c (tin-tm) (4)

dove:

Rimane implicito che il rilievo della temperatura media e’ piuttosto incerto, puo’ comunque scaturire dalla media di piu’ valori in punti differenti. Noto che sia il valore della sommatoria S (ts-ta) D t e la temperatura media tm si puo’ ricavare il termine hc Ap . Ricordando inoltre che :

S (ts-ta)= S 4

si ha infatti:

hc Ap = Mtot c (tin-tm)/(S 4 D t ) (5)

Nelle equazioni (1) (2) (3) rimangono pertanto solo 3 incognite che possono essere cosi’ risolte:

Ms = (-hc Ap S 4 - Mtot c S 2 )/ [c (S 1 -S 2)]

M0 = Mtot - Ms

C = M0 c S 2 / S 3

2. 1 CONFRONTO DEL MODELLO CON LE 3 FORME ELEMENTARI

Un primo esame del modello cosi’ presentato viene fatto con le forme geometriche elementari prima presentate, di cui si dispone della soluzione che potremmo dire reale, con il metodo degli elementi finiti. Le condizioni prese in esame sono:

La figura 2 riporta l’andamento delle temperature del centro termico e superficiale sia nel caso reale che nel caso che chiameremo teorico, che e’ quello del modello prima introdotto, ricavato cioe’ con le equazioni (1) (2) (3). Si puo’ notare che :

Nel grafico sono riportati anche i valori di:

 

Figura 2:confronto fra le curve temperature-tempo nel caso della sfera

1-centro termico caso teorico 2-centro termico caso reale

3-superficie caso teorico 4-superficie caso reale

Queste considerazioni rimangono sostanzialmente immutate nelle altre forme :

Dati reali reperiti nella letteratura tecnica [2], vengono analizzati nelle figure 5 e 6. La prima e’ riferita ad una carcassa di suino(80 kg), la seconda a quarto di bue(100 kg).

Figura 3:confronto fra le curve temperature-tempo nel caso del cilindro

1-centro termico caso teorico 2-centro termico caso reale

3-superficie caso teorico 4-superficie caso reale

 

Figura 4:confronto fra le curve temperature-tempo nel caso della piastra

1-centro termico caso teorico 2-centro termico caso reale

3-superficie caso teorico 4-superficie caso reale

L’andamento delle curve teoriche segue quelle delle curve reali. Nel caso della figura 5 si riscontra il raggiungimento di 5,5° C al centro termico dopo 534 min(caso reale), e 581 minuti(caso teorico), con un errore del 9%. Dopo 10 ore si ha un errore sulla temperatura superficiale di circa 1,5 ° C ed un errore sull’energia frigorifera di circa -2,8 %. Nel caso della figura 6 l’errore sul tempo di refrigerazione( dopo 20 h) e’ praticamente nullo, l’errore sulla temperatura superficiale e’ inferiore ad 1 ° C , l’errore sull’energia di refrigerazione -2,5 %. La corrispondenza puo’ pertanto ritenersi accettabile nel caso che il modello venga introdotto per ambienti a lenta variazione di temperatura o a temperatura costante. Non puo’ essere ritenuto accettabile, per l’errore iniziale, nel caso di variazione periodica di temperatura, ma questo non rientra nei casi pratici.

2. 2 L’ANALISI DEL MODELLO TERMICO

Un’ analisi sistematica dei dati per le 3 forme viene riassunto nelle figure 7, 8, 9, 10. A dire il vero non c’e’ alcuna necessita’ di ricavare le 3 grandezze cercate nelle forme geometriche elementari, dato che si dispone della soluzione esatta, a parte il vantaggio di un tempo di calcolo piu’ ridotto. L’esame viene invece condotto per capire l’andamento qualitativo delle 3 grandezze in funzione delle dimensioni e delle grandezze termiche del corpo (conducibilita’ e calore specifico). Per quanto riguarda il calore specifico l’analisi dimostra che non vi e’ sostanziale differenza nei valori delle 3 grandezze del modello al variare del calore specifico. Nella figura 7 viene riportato il valore di M1, in funzione della dimensione. Per quanto riguarda il significato di M1 ed M2 si rimanda a quanto detto nel caso della figura 2. Si noti l’incremento minimo in funzione della dimensione geometrica per tutte e 3 le forme. Sul valore della conduttanza C, figura 8, influisce la dimensione della forma in modo differenziato:

 

Figura 5:confronto fra le curve temperature-tempo nel caso della carcassa di suino

1-centro termico caso reale 3-superficie caso reale

2-centro termico caso teorico 4-superficie caso teorico

 

Figura 6:confronto fra le curve temperature-tempo nel caso del quarto di bue

1-centro termico caso teorico 2-centro termico caso reale

3-superficie caso teorico 4-superficie caso reale

 

 

Figura 7:variazione di M1 in funzione della dimensione

L’influenza della variazione di l sul valore della conduttanza C e’ invece notevole , com’era logico aspettarsi, ed e’ praticamente lineare(figura 9). La figura 10, infine, visualizza la variazione sul valore di M1 dovuta alla variazione di l . Si puo’ vedere che la variazione e’ minima nel caso della sfera o della piastra, praticamente nulla nel caso del cilindro.

Figura 8:variazione di C in funzione della dimensione

In definitiva disponendo delle grandezze M1, M2, C, hc Ap, e’ possibile calcolare il tempo di refrigerazione (dalla curva della temperatura del centro termico), ed il carico frigorifero(dalla curva della temperatura superficiale).

Figura 9:variazione di C in funzione della conducibilita’ l

3. LA SIMULAZIONE DEL COMPORTAMENTO TERMICO DEL MAGAZZINO FRIGORIFERO

Esaminiamo il comportamento termico di un magazzino frigorifero, con riferimento al modello termico prima esposto. I carichi termici sono rappresentati da:

q1=Kd A D t

dove:

Kd=trasmittanza delle pareti

A=superficie esterna disperdente del magazzino

D t=differenza di temperatura ambiente-esterno=ta-test

test=temperatura esterna

q2 = Kv V D t

dove:

Le espressioni relative a q1 e q2 possono essere sommate come:

q = K G D t

dove :

Figura 10:variazione di M1 in funzione della conducibilita’ l

Kg = Kd A+Kv V

La potenza frigorifera fornita dal compressore sia funzione della temperatura di evaporazione tev del fluido frigorifero. L’equilibrio termico dell’ambiente puo’ scriversi:

Mca D ta/D t +hc Ap (ta-ts) +Kg(ta-test)-Pfrig+q3 =0 (6)

dove:

la capacita’ termica dell’ambiente(con cio’ si intende quella complessiva del magazzino, aria e pareti, supposti alla stessa temperatura) il prodotto coefficiente di convezione hc - superficie esterna del prodotto Ap (che supponiamo noto per le considerazioni della parte 2.la temperatura dell’ambientela temperatura superficiale del prodotto

Supponiamo che l’apporto termico del prodotto sia relativo sia al calore sensibile che al calore latente(traspirazione del prodotto), quest’ultimo proporzionale anch’esso alla temperatura superficiale ed alla superficie del prodotto). Il rilievo sperimentale dei valori della temperatura ambiente, di quella superficiale del prodotto, della potenza frigorifera erogata, della temperatura esterna, puo’ condurre alla determinazione delle grandezze incognite che sono: Mca e Kg . Supponiamo, anche in questo caso, che vi sia un rilievo dei valori delle temperature in un arco di tempo. Sia allora, nell’arco di tempo considerato:

S 5 = la somma dei valori D ta/D t

S 6 = la somma dei valori (ts-ta)

S 7 = la somma dei valori (ta-test)

S 8 = la somma dei valori (-Pfrig+q3)

ne deriva :

Mca S 5 +he Ap S 6 +Kg S 7 +S 8 =0

Teoricamente si possono fare piu’ rilievi, tutti riconducenti alla stessa equazione. Un altro rilievo puo’ essere fatto a vuoto, senza la presenza del prodotto:

Mca D ta/D t +Kg (ta-test)-Pfrig+q3 =0

da cui analogamente:

Mca S 9 + Kg S 10 +S 11 =0

La soluzione del sistema permette di ricavare le incognite. A questo punto siamo in grado di prevedere il comportamento dello stesso prodotto, nelle stesse condizioni, sia con masse differenti che con differenti temperature (ma nelle stesse condizioni di scambio termico esterno).

Esaminiamo ora il modello teorico presentato nel magazzino frigorifero in cui assumiamo i seguenti dati:

Le grandezze del modello termico sono:

Nell’esempio si suppone nulli i termini: Kg (ta-test) e q3. La figura 11 riporta, in funzione del tempo, in ore:

 

Figura 11: curve della temperatura del prodotto(1 teorica, 2 reale), ambiente e della potenza frigorifera Pfrig (kW)

Si noti la differenza minima fra le temperature del prodotto reale e teorica. Si noti anche l’innalzamento della temperatura ambiente come conseguenza dell’immissione del prodotto nell’ambiente.

 

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

[1] Nicola Taraschi :IL FREDDO :TEORIA ED APPLICAZIONI, IL FREDDO GENNAIO 2000-EDITORIALE MILLER-FREEMAN

[2] Daniel Collin :APPLICAZIONI FRIGORIFERE CASA EDITRICE TECNICHE NUOVE

 

email:nicolataraschi@inwind.it

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